opere in mostra
È un funambolo dell’arte, Gaetano
Fracassio. Un giocoliere della pittura, scultura, fotografia, installazione.
Che all’unisono, in un vorticoso giro di giostra, prendono a rincorrersi,
contaminarsi, fondersi, sovrapporsi utilizzando carte e cartoni, diluendo
acquerelli e acrilici, assemblando legni, variopinte stoffe, bronzi. Materiali
che l’artigiano Fracassio plasma, lavora e manipola con l’abilità di un
prestigiatore/illusionista sciorinando di volta in volta giochi, sorprese,
colpi di teatro ansiosi di confrontarsi e interagire col pubblico. “Il
vento del giorno confonde le ombre”, racchiudendo in sè un suono poetico che
riecheggia i versi di Eugenio Montale nella “Voce giunta con le folaghe” (“Il
vento del giorno confonde l'ombra viva e l'altra ancora riluttante…“), dà
spazio a ciò che il poeta ligure definì “lo scatto del ricordo”. Riavvolgimenti
della memoria, struggenti nostalgie che l’artista – nei panni del “viaggiatore
poeta” – traduce in installazioni colme di bauli e valigie graffiati dal tempo e strizzati da corde, sigilli,
etichette come vecchi compagni di viaggio che hanno attraversato le
meraviglie/intemperie della vita; trasforma in case-nidi-rifugi inerpicati sui
rami, che proiettano le loro ombre ai margini del sogno; tramuta in pensieri, gelosamente
custoditi dentro nuvole di pezza, che fuggono, vagabondano e fluttuano
desiderosi di narrare la nostra soggettività. Citando i “nouveau réalistes”,
maestri dell’assemblaggio; scollinando spesso e volentieri nell’arte povera
intesa come interazione fra opera e ambiente; parafrasando il surrealismo di Miró e le atmosfere fiabesche di Chagall, Gaetano
Fracassio entra con le sue piccole e grandi meraviglie negli antichi spazi di
Villa Litta assecondando le fughe prospettiche, accarezzando le quinte e i
fondali. Lo fa in punta di piedi, senza far rumore. Trasformandole, col guizzo
imprevedibile della creatività, nel proprio “habitat” naturale.
Stefano Bianchi